San Marino e il (non) Diritto allo Studio
La legge sammarinese sul Diritto allo Studio, al momento, più che un Diritto sembra un Rovescio.
Un buon principio
Ci sono leggi a San Marino che, almeno sulla carta, sono lodevoli.
Norme scritte con buoni propositi, che sembrano pensate per aiutare davvero le persone e che, se funzionassero come dovrebbero, potrebbero suscitare invidia anche da fuori.
Una di queste è la Legge 21 gennaio 2004 n. 5: quella che disciplina il Diritto allo Studio.
Il principio è semplice, e anche giusto: garantire a tutti i giovani sammarinesi l’accesso all’istruzione, permettendo a ciascuno di raggiungere un alto livello di formazione e preparazione per il mondo del lavoro.
Bellissimo, no?
Peccato che, all’atto pratico, quel diritto si trasformi spesso in un rovescio.
Il rovescio
La legge prevede, giustamente, che chi chiede un contributo debba vivere realmente a San Marino.
Questo ha senso: è giusto che i benefici vadano a chi fa parte della comunità.
Il problema arriva però quando si parla di requisiti di reddito.
E qui succede qualcosa di totalmente assurdo.
Il paradosso
Immaginate una ragazza o un ragazzo che vogliono studiare all’università.
Non vengono supportati economicamente dalla famiglia. Per mantenersi, devono lavorare. Magari fanno i camerieri, gli operai, i commessi. Lavori onesti, duri, necessari.
Eppure, proprio perché lavorano, non possono accedere al Diritto allo Studio.
Sì, avete capito bene: il loro reddito da sopravvivenza viene conteggiato.
Come se fosse un privilegio.
Al contrario, se fossero mantenuti dalla famiglia, non avrebbero reddito proprio. E quindi potrebbero accedere all’assegno.
Capite l’assurdità?
Una legge scritta al contrario
Questa legge sembra scritta al contrario.
Premia chi non lavora, esclude chi vorrebbe studiare ma per vivere è costretto a lavorare.
E basterebbe così poco per migliorare le cose:
escludere dal calcolo del reddito quello guadagnato “per necessità”, ovvero quello che il richiedente non potrebbe più percepire se decidesse di dedicarsi a tempo pieno allo studio.
Una piccola modifica, che renderebbe davvero questo diritto… un diritto.
L’istruzione non è un lusso
Uno Stato può fare tanti investimenti per migliorare il proprio futuro.
Ma ce n’è uno che vale più di tutti: l’investimento nell’istruzione.
Perché ogni studente che oggi riesce a studiare, domani può diventare un medico, un’infermiera, un giudice, un ingegnere, un insegnante. E ogni professionista in più, è un vantaggio per tutta la comunità.
Ecco perché il Diritto allo Studio va tutelato, sostenuto, potenziato.
Non basta avere una legge: bisogna anche che funzioni davvero.
Questa volta, non si parte da zero. La legge esiste.
Basta solo migliorarla.
una barzelletta alla salsa "sammarinese".. ecco perchè tanti giovani sammarinesi studiano nelle università emiliano-romagnole e marchigiani.. (-_-)"